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Piano Gaber

Perchè Gaber…
Con Gaber si piange, si ride, si riflette, ci si incazza, ci si innamora.
Gaber ci parla con forza, oggi come quarant’anni fa, grazie alla sua profonda capacità di osservare e raccontare l’uomo.
Ha trascinato noi sul palcoscenico, ci ha spinto a trovare tempo introvabile, in equilibrio sulle nostre normali vite incasinate, per indossare le sue scarpe e le sue emozioni.
Emozioni potenti che nelle sue parole si trasformano in poesia.
Dentro a “Piano Gaber” c’è un pezzetto di ciascuno di noi.
In un brano, una canzone, un dialogo, un monologo, vivono anche le nostre storie personali, momenti comuni e unici della quotidianità.

Ognuno ha condiviso qualcosa di sé e insieme abbiamo costruito con pazienza lo spazio teatrale comune: scegliere i brani, aggiungerli, scartarli, sostituirli, trovare la voce e il gesto per ogni pezzo e infine collegare i frammenti – vissuti con passione – in una formula semplice, in cui l’espressione libera di idee e suggestioni è stata il filo conduttore della condivisione e dell’ascolto reciproci.
Lo abbiamo chiamato “Piano” perché è un progetto, ma anche una dimensione della realtà: il piano, elevato e unico, in cui collochiamo idealmente l’opera di Gaber alla quale ci approcciamo, ancora una volta, piano.
La performance in due tempi, intervallati da una breve pausa, invita gli spettatori a pensare con leggerezza, a sorridere ma soprattutto a riscoprire o coltivare l’appassionato “ascolto” del nostro amato Signor G.

BARONE ROSSO

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